Programma Semiresidenziale
Finalità. Con la conclusione della fase residenziale, che è bene resti entro il tempo massimo di 18 mesi per evitare istituzionalizzazioni, l’assistito si trova ad affrontare un momento difficile, perché lascia l’ambiente protetto della CT, mentre deve confrontarsi con i problemi relativi al reinserimento sociale e lavorativo, spesso difficili per tutti; si è “rimesso in piedi” ma è ancora molto fragile.
Il rientro prematuro nella casa paterna è quasi sempre sconsigliabile, perché ripropone pericolose dinamiche familiari e una identità negativa che, per quanto superate, hanno lasciato il segno.
Per evitare che l’assistito ricada nella malattia, vanificando gli investimenti economici umani e professionali, la Maieusis propone un programma Semiresidenziale con i seguenti obiettivi:
- verificare e promuovere le capacità di relazione tra pari e l’autonomia degli assistiti: nella gestione di una casa propria, in una attività ergoterapica, nell’uso del territorio e del tempo libero;
- aiutare gli assistiti a riprogettarsi e a confrontarsi con le proprie aspirazioni: un lavoro esterno, un corso di studi eventualmente interrotto, un rapporto di coppia, ecc.
- consolidare i risultati raggiunti, evitando pericolose ricadute;
- tenuto conto dei limiti verificati, aiutare gli assistiti a individuare un progetto realistico di reinserimento sociale (affettivo, lavorativo, abitativo), con eventuale terapia farmacologica e psicologica di mantenimento.
Con la dimissione dalla CT, l’assistito firma un nuovo Patto Terapeutico in cui, preso atto dei risultati ottenuti e delle difficoltà che permangono, chiede di essere aiutato a raggiungere i nuovi obiettivi terapeutici e s’impegna a rispettare le nuove regole del Programma.
Gli elementi fondamentali di tale Programma sono:
Il Programma Semiresidenziale, come da anni sperimentato in accordo con i Servizi invianti, prevede che l’assistito vada a vivere in una casa propria, da lui presa in affitto, potrebbe essere anche con altri compagni, per dividere le spese, aiutarsi a vicenda e attenuare le ansie della separazione. La casa è autogestita dagli stessi assistiti che provvedono da soli a tutte le spese: vitto, alloggio, utenze varie, spese personali.
Vivendo in casa propria, l’assistito può adesso confrontarsi con le proprie difficoltà, essere aiutato a superarle e gradualmente assumersi la responsabilità della sua vita. Ora egli non è più accudito e protetto, ma deve imparare a controllarsi, a preoccuparsi dei fattori di rischio personali, a sopportare le frustrazioni, a ricercare le soluzioni ai problemi pratici e psicologici, a ritrovare la motivazione dopo le inevitabili sconfitte, ridimensionando paure e aspirazioni e sviluppando la capacità di chiedere aiuto in caso di bisogno.
Il Centro Diurno
Gli assistiti frequentano il Centro Diurno, ore 9,30 – 17,30, dove svolgono:
- Laboratorio di Mosaico avente regole e orari simili a quelli di un ambiente di lavoro, onde verificare e promuovere capacità di applicazione e di tenuta degli assistiti, prima di aiutarli a misurarsi con un lavoro esterno alla struttura o con una eventuale ripresa degli studi.
- Colloquio individuale settimanale (oltre i vari colloqui di sostegno al bisogno).
- Gruppo terapeutico settimanale con supervisione equipe.
- Consulenza psichiatrica.
- Colloqui telefonici e terapia con i familiari, per sostenere gli assistiti nello svincolo e nel rapporto con i fratelli.
- Assemblea settimanale, dove gli assistiti si confrontano sui problemi relativi al lavoro e al reinserimento sociale e dove organizzano le attività della Rete, in particolare le Domeniche e le Serate Autogestite.
- Attività sportiva: allenamento e attività agonistica (pallavolo o calcetto) il sabato pomeriggio.
Il Setting di Rete
Con la riduzione dell’assistenza, diventa importante che gli assistiti, compagni di percorso, sviluppino tra loro una Rete di relazioni sulla quale poter contare durante la settimana, per i loro bisogni di compagnia e di reciproco sostegno, come fa ognuno di noi con la propria cerchia di amici.
Il gruppo dei pari diventa ora uno strumento importante per operare uno svincolo da legami familiari regressivi, consolidati durante la malattia, e un trampolino di lancio per lo sviluppo di una propria identità.
Gli assistiti sono inseriti in un Setting a maglie larghe, che si estende sul territorio, sì da creare uno spazio di decompressione, intermedio tra la CT e la più ampia realtà sociale.
Essi sono aiutati a verificare e sviluppare le proprie capacità di autonomia:
- nell’autogestione della casa (pulizie, lavatrici, cucina, spesa, etc);
- nel contesto sociale (acquisti, relazioni, uso del danaro e della banca, di mezzi di trasporto personali o pubblici, del medico di base, etc.);
- nella gestione del tempo libero (domeniche, vacanze, amicizie, etc)
- in attività ergoterapica, presso il Centro Diurno.
Poiché il Programma prevede una sempre maggiore autonomia e responsabilità, gli assistiti sono esposti a paure, frustrazioni e sconfitte, per le quali sono spesso tentati di regredire nella malattia; pertanto è necessario conservare spazi di elaborazione dei problemi psichici che spesso riemergono.
La separazione dalla CT e il confronto con la realtà li portano ad affrontare importanti tematiche depressive, quali: la rabbia per l’abbandono; la paura delle responsabilità; la rinuncia ai vantaggi secondari della malattia (come il potere di colpevolizzare, ricattare e pretendere risarcimenti); la delusione dei risultati raggiunti; il dolore per il tempo perduto nella malattia.