Comunità Maieusis - intervista d.ssa Smargiassi

La terapia in comunità: la chiave vincente per sconfiggere il disagio psichico

Dott.ssa Marina Smargiassi: "Il modello Maieusis punta sull'idea di comunità integrata nella quale il tessuto sociale, la famiglia e la psicoterapia vengono messe a sistema".

"Il modello Maieusis costruito in questi 42 anni di esperienza sul campo con migliaia di pazienti aiutati è proprio quello di puntare sull'idea di comunità integrata nella quale il tessuto sociale, la famiglia e la psicoterapia vengono messe a sistema per consentire al paziente di riposizionarsi al centro della propria vita, acquisendo, anzi, riacquisendo consapevolezza assoluta delle sue capacità e anche dei suoi limiti". A sostenerlo è Marina Smargiassi, presidente della comunità Maieusis.

Quando nasce la comunità Maieusis?

La comunità Maieusis nasce ufficialmente il 1 gennaio 1980, sulla scia degli effetti della storica legge Basaglia, approvata dal Parlamento italiano il 13 maggio del 1978. Quella legge che aboliva i manicomi, cioè gli ospedali psichiatrici in cui venivano rinchiuse contro la loro volontà le persone con disturbi mentali, rappresenta ancora oggi uno dei punti più alti raggiunti dalla nostra democrazia, anche se dopo 34 anni ancora troppe lacune ci sono sul nostro sistema sanitario, nella parte che compete la cura e l'assistenza ai pazienti psichiatrici.

Qual è il ruolo delle comunità terapeutiche in Italia?

Riallacciandomi a quanto in precedenza, è un ruolo di vitale importanza per il sistema sanitario e per l'intero sistema sociale che fatica a farsi carico di centinaia di migliaia di casi nei quali ogni anno purtroppo si affaccia lo spettro del disagio psichico. Le comunità terapeutiche, dalla legge Basaglia in poi, hanno quindi rappresentato una frontiera per tanti pazienti e famiglie ai quali purtroppo lo Stato non riesce a fornire la giusta assistenza e supporto, se non attraverso cure farmacologiche, spesso fortemente nocive. L'esatto opposto di ciò che facciamo noi nelle comunità di riabilitazione.

Cosa contraddistingue la Maieusis dalle altre realtà?

Non si tratta di fare paragoni che potrebbero risultare anche fuorvianti. Il modello Maieusis costruito in questi 42 anni di esperienza sul campo con migliaia di pazienti aiutati è proprio quello di puntare sull'idea di comunità integrata nella quale il tessuto sociale, la famiglia e la psicoterapia vengono messe a sistema per consentire al paziente di riposizionarsi al centro della propria vita, acquisendo, anzi, riacquisendo consapevolezza assoluta delle sue capacità e anche dei suoi limiti.

Chi si rivolge a Maieusis?

Negli ultimi 15 anni abbiamo scelto come specificità di occuparci di ragazzi giovani. Trattiamo tutte le patologie che si manifestano all'esordio: disturbi borderline di personalità, psicosi, problemi schizzo-affettivi.

Come si avvia il percorso?

La cosa più difficile è la consapevolezza della necessità e quindi della volontà di curarsi. Basaglia su questo è stato chiaro, così come sul lavoro da fare. Chi ha una patologia seria, specie se agli esordi e quindi giovane, si sente disperato. Prima di entrare in una comunità è quindi fondamentale affrontare una fase delicata di preparazione alla motivazione per l'inserimento, cosa che sappiamo tutti essere la più complessa.

Quanto è importante l'inserimento?

Il primo elemento che mi sento di evidenziare è che molti ragazzi non hanno assolutamente cognizione del percorso che andranno a intraprendere e per questo è fondamentale per noi il lavoro di preparazione che facciamo in comunità. Il lavoro di inserimento e la fase di dimissione sono le più complesse. Una volta avviata la terapia si è dentro la comunità e lì è tutto diverso perchè, innanzitutto, c'è una fiducia conquistata attraverso un affidamento volontario che tiene saldo il rapporto fra il paziente e il gruppo.

Che ruolo può giocare la famiglia in tutto questo percorso?

La famiglia è una risorsa importantissima. Se è aiutata può fare molto ma se non è adeguatamente supportata tutto diventa più complesso. In Maieusis noi abbiamo grande attenzione nel dare alla famiglia dei riferimenti, favorendo un contatto frequente con chi sta eguendo il proprio parente.

Torniamo all'inserimento. Cosa avviene una volta raggiunta la consapevolezza del percorso?

"Ho capito, provo": questa è la base del patto terapeutico che serve per partire. All'interno della comunità c'è poi lo psicoterapeutico che prende in mano il progetto ma questo ragazzo viene da subito inserito in un sotto gruppo perché per noi di Maieusis è fondamentale per tutte le attività che faranno che ci sia condivisione delle esperienze e dei percorsi. Il modello Maieusis prevede l'inserimento di ragazzi giovani con patologie all'esordio ma anche situazioni sulle quali si può ancora fare un intervento intensivo che dura un anno, massimo diciotto mesi.

In cosa consiste il percorso terapeutico?

Vi sono diverse fasi, tutte interconnesse ed egualmente importanti. Alla base vi è soddisfare il bisogno delle persone di creare un dialogo, uno scambio relazionale che è la base del nostro concetto di 'comunità terapeutica'. Tutti devono, quindi, verificare e interiorizzare il tipo di intervento altrimenti diventa che uno torna a casa o va in casa famiglia e il più delle volte ricomincia da capo.

Qual'è la funzione del Centro Diurno?

Con il Centro Diurno completiamo questa seconda parte del percorso: si tratta, appunto, di un piano di verifica della propria autonomia per essere reinseriti nella società con una situazione di affidamento e fiducia. Lì c'è il lavoro protetto ma soprattutto la tenuta di lavoro. Il centro diurno Maieusis fonda il suo programma su tre punti essenziali: il centro diurno vero e proprio accreditato con tutte le attività socio ricreative, con il lavoro protetto, i gruppi psicodinamici e l'assemblea, che aiuta i ragazzi ad un mutuo aiuto fra loro e a socializzare, condividendo la vita sociale, il territorio, le gite, eccetera. Raggiunto quel livello di consapevolezza è possibile pensare ad una riprogettazione mirata, sempre con la consapevolezza che le difficoltà sono dietro l'angolo e che in certe situazione la malattia non guarisce ma quello che è invece importante è l'autonomia su cui si costruisce il proprio futuro.